Poltergeist
Poltergeist intervista Johann Merrich
In questi mesi, c'è un clamore incredibile attorno alle attività di Poltergeist e Johann Merrich: la stampa è pressante e la casella di posta elettronica del team è sull'orlo dell'esplosione... Per accontentare tutti, la redazione vi propone un'intervista in esclusiva.

Poltergeist: vogliamo iniziare spiegando ai lettori i motivi di questa nostra intervista?
Merrich: certo Poltergeist. Per prima cosa però vorrei ringraziare la redazione che ha creato per noi questo spazio e che ha lavorato duramente per rendere tutto questo possibile.
Poltergeist: vero! Grazie mille ragazzi! Ringraziamo anche l'Ufficio Stampa Invisibile, che ha creato questo gigantesco fenomeno mediatico...
Merrich: un ottimo lavoro davvero, 2000 euro ben spesi! Siamo anche riusciti a comparire nella webzine di belpaesiellobellecose.com! Un vero successo!
Poltergeist: ormai lo sanno tutti che sei la mia mamma, quindi volevo...
Merrich: ancora con questa storia? Tu non esisti, Poltergeist... sei un'immagine, un trucco promozionale, sei un brand insomma. Non hai un'anima, non sei una persona.
Poltergeist: ma io intendevo dire, cioè, so che non sono una persona, sono uno spirito. Forse i lettori vorrebbero sapere perché mi hai creato.

Merrich: era una notte buia e tempestosa, durante la pandemia. In quel periodo, mi incontravo virtualmente con un gruppo di musicisti – Nuova Musica – che si stava preoccupando delle condizioni lavorative di quanti erano impiegati nel settore della musica di ricerca. Sai, a quei tempi era un gran casino: nessuno suonava più, erano venute a mancare le fonti del nostro sostentamento, tutto era fuori regola, in pochi avevano sussidi... Non capivamo perché il nostro non fosse considerato un vero e proprio lavoro.
Poltergeist: e poi?
Merrich: e poi abbiamo fatto un'indagine, un questionario, ed è saltata fuori la radice del problema: il nostro non era considerato un lavoro perché molti di noi – la maggioranza – non lo considerava un lavoro! Voglio dire, quasi nessuno adoperava gli strumenti che impiegano tutti i professionisti. Un dentista, un gommista o uno chef difficilmente si crea da sé il sito web o si impegna per trovare da sé le strategie per la promozione di un'attività. Intendo dire che i liberi professionisti – più illuminati – sanno che per mettere a disposizione degli altri il mestiere servono delle competenze in più e così si rivolgono ad altri professionisti: grafici, agenzie di marketing, copywriter... È normale, è un investimento che fa parte dell'avviamento e del mantenimento della professione.
Poltergeist: ma tu come facevi a sapere che servivano quelle cose?
Merrich: beh, perché lavoravo da anni in quel settore, mi occupavo di copywriting, web writing ecc. per grandi aziende e piccoli professionisti.
Poltergeist: allora hai deciso di applicare quegli strumenti al mondo della musica? Non ti è sembrato un po' fuori luogo, capitalista? Cioè, l'azienda non è una band...
Merrich: chiaro che non sono la stessa cosa! Ma gli strumenti che si applicano per richiamare l'attenzione, le regole da seguire imposte dai media sono sempre le stesse.

Poltergeist: ma non credi che ogni settore abbia bisogno di competenze specifiche?
Merrich: dubiti delle mie competenze?
Poltergeist: no, no, tu sei la mia mamma...
Merrich: non sono la tua mamma! Comunque, se proprio vuoi saperlo, al di là del fatto che suono ormai, su per giù, da più di vent'anni – quindi ho l'arroganza di sapere come funziona il mestiere – devo anche dirti che ho organizzato festival, concerti, residenze artistiche e le vite musicali di una netlabel e di un'associazione culturale per svariati anni... Insomma, credo di conoscere la nostra realtà da più versanti.
Poltergeist: scusami mamma, ma non conta molto. Magari ti servirebbe una laurea in marketing o in scienze della comunicazione...
Merrich: ho una specializzazione in Audience Development, infatti...
Poltergeist: odiens che?
Merrich: development. È un mestiere molto importante – troppo poco praticato in Italia – che aiuta le realtà a raccontarsi, a raggiungere i pubblici desiderati, a migliorarsi e a creare esperienze positive per i pubblici.
Poltergeist: ah, ok, è per questo che nell'estate 2022 hai avviato anche un servizio solo per i festival...
Merrich: già, è per questo. Vorrei sfruttare di più questa fetta di competenze. Mi piace essere utile e contribuire a migliorare le cose.

Poltergeist: senti mamma, ma è vero che costi molto?
Merrich: non direi. Cioè, dipende dalla tua idea di "costare molto". Se credi che con 20 € una qualsiasi agenzia creativa sollevi anche solo la cornetta del telefono per risponderti, cioè, se hai questa idea, sì. Costo moltissimo.
Poltergeist: ho capito. Non so se ho quest'idea.
Merrich: in molti la pensano così. Vorrebbero che qualcuno scrivesse loro tutti i testi per un sito web e facesse azioni per l'ottimizzazione in cambio di 30 o 50 euro. Una follia. Sai quanto tempo serve? Voglio dire: non si usano parole a caso... E dietro c'è un gran lavoro, un lavoro che queste persone non conoscono e per tale motivo pensano che 30 euro sia un giusto prezzo.
Poltergeist: mamma, ma tu hai mai preso fregature?
Merrich: certo che sì! Ho pagato prezzi folli a uffici stampa e poi non ho praticamente ottenuto nulla in cambio, ho firmato contratti osceni con booking, etichette, case editrici... Mi rendo conto che lì fuori il mondo sia davvero ostile. Ma esistono anche persone oneste.
Poltergeist: come sei brava, mamma!
Merrich: guarda che questo non è l'Instagram di Lory Del Santo...

Poltergeist: ok. E allora adesso che si fa?
Merrich: potremmo far finta di essere Giorgio Mastrota e fare una mega promozione.
Poltergeist: no, dai... Le promo no, mamma, fa tanto Vodafone...
Merrich: va bene, allora ci limiteremo a dire: prendi la cornetta, Poltergeist ti aspetta!